Accesa la miccia

L’Europa pronta a combattere

Il vertice europeo straordinario sulla tragedia della migrazione nel Mediterrano, conclusosi in Lussemburgo, ha messo all’ordine del giorno l'ipotesi di quella missione civile e militare “per catturare e distruggere le imbarcazioni usate dai trafficanti” a cui avevamo accennato ieri. Una svolta decisiva sul fronte di quella politica di sicurezza europea nel Mediterraneo, che fino a questo momento non era mai stata preventivata. Il problema principale era rimasto invece quello dell’accoglienza, quando finalmente ci si è accorti che senza un presupposto di sicurezza non siamo in grado di accogliere proprio nessuno. L'Europa ha iniziato a misurarsi con quello che Alberto Negri, su “il Sole 24 ore”, mercoledì scorso, definisce “l'atlante del disordine mondiale”. Non che un disordine di questo genere non fosse esistito precedentemente, solo che nell’arco di quest’anno si è spinto fino al cortile di casa nostra. L’assedio della città di Kobane, si poteva assistere comodamente dalle colline della Turchia, un paese la cui appartenenza alla Ue è forse compromessa, ma pur sempre parte della Nato. Il disastro libico si consuma appena al di là di un mare che l’Italia conosce benissimo, e che gli italiani hanno navigato e solcato per tutta la loro storia, quella più e quella meno gloriosa. Se l'Europa fino a questo momento ha preferito evitare di confrontarsi con la frantumazione del medio oriente, quasi che la cosa la riguardasse appena, ora ha iniziato a farsi delle domande e a pensare a dei provvedimenti. Se non altro perché le ricade addosso la responsabilità della fine del regime di Gheddafi. Da quel momento la Libia non solo è priva di una qualunque autorità centrale, costretta alla guerra intestina, ma c’è il rischio che la comunità internazionale abbia riconosciuto anche il governo sbagliato, quello di Tobruk, ben più pericoloso per il nostro equilibrio di quello di Tripoli, o comunque sullo stesso piano. Le capitali europee si saranno pur accorte di come il formidabile piano dell’inviato Onu Bernardino Leon, sia affondato miseramente. In Libia ci si combatte e non ci sarà verso che si possa ricomporre a breve un tessuto unitario nazionale, e quindi pacificare il paese per offrire condizioni di vita accettabili a migliaia di disgraziati, senza contare che nella regione arrivano tutti coloro in fuga dalle guerre che devastano l’Africa sperando di poter lasciarsi alle spalle quel continente. L’Europa ha avuto finalmente un sussulto di dignità, e poiché non siamo in grado di ottenere nulla diplomaticamente, la Francia è già impegnata in un’operazione militare trasfrontaliera contro il traffico d’armi - un milione di tonnellate erano solo quella di cui si sono perse le tracce caduto Gheddafi - ecco che dobbiamo iniziare a combattere gli scafisti. Questa è la novità: l’Europa è pronta a combattere. Sarà come calarsi con una miccia accesa in una polveriera.

Roma, 22 aprile 2015